– Sono da solo, vorrei mangiare.
Mi fa sempre uno strano effetto cenare fuori, da solo. Trovarmi a finire la mia cena in pochi minuti e poi pagare il conto. Ho sempre l’impressione che il cameriere mi guardi con compassione, come se cerchi di capirci qualcosa senza però riuscirci. Questa volta é giovane. Avrà la mia età. Gira tra i tavoli deserti con il suo strato bianco di colore e la sua macchinetta per le ordinazioni. Guarda verso la saletta fumatori. E’ deserta, ci sono solo io. Mi fissa ancora una volta e si avvicina.
– Desidera qualcos’altro? un dolcino, un caffettino?
– No grazie.
Rispondo con un sorriso stentato. Forse anche sarcastico. Mi osserva interrogativo, prende nota, e si allontana.
Fuori piove. Mi riparo sotto il tetto di una piccola casetta a due piani. Cerco il cellulare nella tasca dei jeans e provo a chiamare ancora una volta.
Ecco la porta aprirsi. Sento la sua voce formale e insieme cordiale. Scatto sulla sedia con il caffé tra le mani e le corro dietro. Lei non si ferma e non guarda dalla mia parte. E’ nervosa, e arrabbiata. Quando la raggiungo farfuglia qualcosa. Infila i soldi nella macchinetta e mi porge la ricevuta.
– Tieni un attimo.
Percorre il corridoio nella direzione inversa e richiude la porta alle sue spalle.
Osservo due arabi dalla finestra. Mi tiro la barba ormai abbastanza lunga. Fuori sta diluviando. Mi stropiccio gli occhi mentre lo guardo parlare alla mia destra. Solo un attimo di assenza. Lo guardo parlare alla mia destra. Lei adesso mi sta sorridendo da dietro i suoi occhiali bassi e colorati.
Cerchiamo un angolo tranquillo dove poter leggere le indicazioni. La stazione nevrotica ci ruota attorno e ci confonde. In autobus, poco prima, si respirava l’unione e l’insicurezza. La tensione. Poco prima, in autobus, ci si perdeva nel silenzio.
Stringo la tartaruga tra le mani e continuo ad ascoltare. Parole su parole. La voce si alza, si fa insistente. Poi crolla in un pianto isterico. Un uomo di mezza età distingue le sagome dentro l’abitacolo. Si ferma. Les sanglots longs / Des violons / De l’automne / Blessent mon cœur. Adesso mi corre dietro con qualcosa tra le mani. Ha gli occhi lucidi e il passo nervoso. Tout suffocant / Et blême. Pensieri su pensieri. Ricordi su ricordi. Et je m’en vais / Au vent mauvais. Poi un sorriso, finalmente.